Si disse che lo avrebbe fatto alla prima occasione, per l’arredamento, così da allontanarsi sempre più dai sette anni trascorsi in quell'appartamento. Non li voleva cancellare, semplicemente guardarli da lontano, con distacco.
Avrebbe fatto dei cambiamenti, ne sentiva l’intima certezza, ma non in quel momento. Al presente, desiderava unicamente distendere il suo corpo, provato dalla lunga giornata di lavoro fuori e dentro casa, nell’ampio e confortevole materasso a due piazze.
Quel cucchiaio di minestra caduto, o gettato?, sul pavimento… lasciato lì a corrodere la cera sulla palladiana, le sembrava uno spregio alla sua persona. Provava una forte indignazione e non poteva prendere sonno.
«Che ne sa lui della fatica di lavare e stendere la cera su questo marmo bellissimo, ma delicato da governare?» e poi continuava «Quella maledetta vite dell’impugnatura della lucidatrice che, difettosa, s’è persa appena dopo l’acquisto e devo stare ricurva sull’asta troppo corta, ogni volta che lucido il pavimento, con dolore notevole alle reni… sono cretina!» si biasima « da cinque anni mi adatto a questo disagio: sono cretina!» continua «forse lui ci prova un piacere perverso se glielo dico».
Nei primi tempi Adamo si pavoneggiava nel farle credere che avrebbe risolto lui ogni inconveniente. A quelle promesse forse ci credeva egli stesso, come per il recupero di quella vite particolare. Viola aveva riposto molta fiducia in lui sotto ogni profilo e le era sembrato il miglior uomo in assoluto. Inoltre si dimostrava incline alla costruzione di una vera e solida famiglia e lei non pretendeva presupposti migliori.
I primi tempi erano stati belli e ricchi di entusiasmi. Vivevano felicemente il loro rapporto di coppia senza escludere le buone relazioni sociali con amici e colleghi di lavoro. Erano tempi molto promettenti…cosa sarà andato storto?
Viola non vuole soffermarsi su questa domanda. Torna all’episodio della vite difettosa. L’aveva vissuto à la guerre comme à la guerre fra lei e la commessa del magazzino di elettrodomestici. Si era accorta del problema subito dopo l’acquisto e le era stato assicurato dal venditore, nella persona della suddetta commessa, che nel giro di una settimana al massimo, la vite sarebbe stata sostituita. Nella fattispecie l’oggetto era di calibro e lunghezza particolari, del tipo non reperibile attraverso i canali ordinari e, come si vedrà, neppure straordinari.
La venditrice rinviava la soluzione di settimana in settimana confidando in una resa per sfinimento di Viola. Sbagliava! Quella vite non contava più nulla per Viola. Diventò una contesa per le false promesse; e intraprese la tattica del logoramento a sua volta. Di fatti all’ennesima richiesta di riparazione del manico i nervi dell’addetta alle vendite cedettero.
«Al suo posto, io, avrei sostituito la vite con una qualsiasi altra in commercio!» disse con voce stridula. Adamo sostenne di aver già tentato la ricerca altrove e che non vi aveva trovato nulla di adatto.
Tutti e tre furono molto irritati da presupposti diversi, naturalmente. Cercarono il proprietario del magazzino, il quale declinò pretestuosamente la responsabilità.
La ditta era abbastanza grossa e saltuariamente usufruiva di servizi dell’azienda presso cui era impiegata Viola. E fu così che in forma del tutto legale ebbe modo di risarcirsi moralmente del danno subito e che sarebbe continuato fino alla sostituzione dell’ormai vecchio elettrodomestico; si risarcì applicando alla ditta di elettrodomestici la tariffa più alta a fronte di un servizio reso.
«I conti tornano sempre!» pensa Viola «La Vita, ci pensa lei a pareggiarli!»
Con questo pensiero rassicurante prese sonno.