domenica 28 febbraio 2016

La memoria





Sono una nonna e mi piace ricordare Umberto Eco con la sua lettera al nipotino. Una lettera che insegna e raccomanda l’esercizio della memoria http://espresso.repubblica.it/visioni/2014/01/03/news/umberto-eco-caro-nipote-studia-a-memoria-1.147715. Ne trascrivo un brano:

[…] Il rischio è che, siccome pensi che il tuo computer te lo possa dire a ogni istante, tu perda il gusto di mettertelo in testa. Sarebbe un poco come se, avendo imparato che per andare da via Tale a via Talaltra, ci sono l’autobus o il metro che ti permettono di spostarti senza fatica (il che è comodissimo e fallo pure ogni volta che hai fretta) tu pensi che così non hai più bisogno di camminare. Ma se non cammini abbastanza diventi poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi è costretto a muoversi in carrozzella. Va bene, lo so che fai dello sport e quindi sai muovere il tuo corpo, ma torniamo al tuo cervello.

La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota. E inoltre, siccome per tutti c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci venga l’Alzheimer, uno dei modi di evitare questo spiacevole incidente è di esercitare sempre la memoria.

Quindi ecco la mia dieta. Ogni mattina impara qualche verso, una breve poesia, o come hanno fatto fare a noi, “La Cavallina Storna” o “Il sabato del villaggio”. E magari fai a gara con gli amici per sapere chi ricorda meglio. Se non piace la poesia fallo con le formazioni dei calciatori, ma attento che non devi solo sapere chi sono i giocatori della Roma di oggi, ma anche quelli di altre squadre, e magari di squadre del passato (figurati che io ricordo la formazione del Torino quando il loro aereo si era schiantato a Superga con tutti i giocatori a bordo: Bacigalupo, Ballarin, Maroso eccetera). Fai gare di memoria, magari sui libri che hai letto (chi era a bordo della Hispaniola alla ricerca dell’isola del tesoro? Lord Trelawney, il capitano Smollet, il dottor Livesey, Long John Silver, Jim…) Vedi se i tuoi amici ricorderanno chi erano i domestici dei tre moschettieri e di D’Artagnan (Grimaud, Bazin, Mousqueton e Planchet)… E se non vorrai leggere “I tre moschettieri” (e non sai che cosa avrai perso) fallo, che so, con una delle storie che hai letto.

Sembra un gioco (ed è un gioco) ma vedrai come la tua testa si popolerà di personaggi, storie, ricordi di ogni tipo. Ti sarai chiesto perché i computer si chiamavano un tempo cervelli elettronici: è perché sono stati concepiti sul modello del tuo (del nostro) cervello, ma il nostro cervello ha più connessioni di un computer, è una specie di computer che ti porti dietro e che cresce e s’irrobustisce con l’esercizio, mentre il computer che hai sul tavolo più lo usi e più perde velocità e dopo qualche anno lo devi cambiare. Invece il tuo cervello può oggi durare sino a novant’anni e a novant’anni (se lo avrai tenuto in esercizio) ricorderà più cose di quelle che ricordi adesso. E gratis. […]

*****

Sembrerà senza nesso logico, ma mentre scrivevo il post del 29 dicembre 2009 http://nounours-puntoevirgola.blogspot.it/2009/12/mentre-sorseggiavo-la-mia-porzione-di.html, avevo ben presente la raccomandazione di Umberto Eco al nipotino, ancor prima di leggerla, ancor prima che la scrivesse perché riflettevo proprio su come sarei senza tutte le informazioni che ricevo da internet. Non ho mai veramente esercitato la memoria come consiglia di fare Umberto Eco, purtroppo non ho avuto un nonno così colto e lungimirante. Non ho conosciuto i miei nonni, tanto che chiamavo nonno un vecchietto che non aveva nessun grado di parentela, ma era anziano e mi sembrava che l’età matura bastasse come requisito, soprattutto perché non sopportavo di essere senza nonni.
Per mia fortuna/sfortuna fui in un collegio femminile tenuto da religiose. Con l’insegnamento scolastico impartivano un rigoroso insegnamento di pratica religiosa. Fra i vari compiti, c’era quello di riesaminare la propria condotta giornaliera, prima di dormire, dopo le preghiere della sera. Allora, io ero convinta che la preghiera e tutto il resto fossero cose buone da farsi ed ero molto diligente nella disamina della mia giornata, fosse mai che mi scappasse qualche peccato commesso, come se in quel luogo ci fosse la possibilità di peccare, se non con qualche pensiero malevolo. Ma essendo nati peccatori, non potevamo pensare di non avere peccati da confessare, dovevamo trovarli, stanarli dalla nostra coscienza!
Senza accorgermi, in quegli anni, feci un buon esercizio sulla cronologia dello svolgimento dei fatti e dei pensieri che contrassegnarono tutte le mie giornate.
Oggi penso che devo a quella pratica, quanto posso disporre come memoria del tempo passato. Una memoria ben diversa da quella auspicata dallo Scrittore; la mia, una memoria di precisione e di correttezza morale del resoconto. E mi sento defraudata di tutta la memoria letteraria e storica di cui potrei godere se, allora, ne avessi ricevuto l’indirizzo.
Mi viene quasi voglia di ricominciare, di imparare qualche nuova poesia o di reimparare quelle studiate alle elementari..in fondo invecchiando si ridiventa bambini -sento anche dire- e se fosse proprio vero, si può ricominciare!
Cercherò che le mie nipotine abbiamo tutti i suggerimenti che provengono dalla bella lettera di Umberto Eco. Queste bambine, la più grande ha 4 anni, già si sanno connettere da sole ai video dei cartoni animati della Rete riconoscendo le icone e sapendo che basta posizionare la freccia e …. cliccare!




giovedì 4 febbraio 2016

Questo mio blog

Immagine da web





Ci tengo a questo blog. Mi sono convinta che sia una cosa importante di cui non riesco a privarmi, nonostante numerosi ripensamenti.
C’è una parte di me nelle sue pagine che non riesco a eliminare, a annullare.
E’ cosa seria quanto lo sono io.
Mi fa sorridere il pensarmi “cosa seria”, ma è proprio così: “cosa” per come vengo considerata dalla società dei consumi e dal sistema burocratico di questo mio amatissimo paese; “seria” per i sentimenti e l’impegno che ci metto nel vivere.
Non ho mai amato così tanto la vita prima d’ora. Ora, mentre i segnali del declino sono evidenti. Ora, mentre mi vedo riflessa nella madre centenaria inferma, dai lineamenti scavati e i pensieri confusi. Ora cosa accadrà? Come cambierà questa vita che ho imparato ad amare e ringraziare…
Mia madre dice di essere stanca e di voler morire, mentre dimostra ancora un forte attaccamento a quanto può farla stare bene. E’ ben accudita nella casa di riposo e seguita per tutte le necessità del suo stato. Non è grata per l’ assistenza che riceve e appena può si lamenta del personale malevolmente.
Mi sento smarrita verso la sua personalità di anziana che si manifesta senza più mediazioni e tabù. E’ chiaro che è lei al centro dell’universo e che gli altri non sanno fare abbastanza e non capiscono abbastanza.
Mi sento fuori dalla sua sfera affettiva…
Sono sua figlia. Sarò anch’io così o diventerò così, mi chiedo con un dolore sordo allo sterno?  Sentiranno il mio amore i miei figli? Sarò riuscita a trasmetterlo..non posso immaginare che loro possano provare una sofferenza simile alla mia.
Con mia madre c’è sempre stato un rapporto in cui lei pretendeva la nostra sudditanza. Esisteva solo quello che era giusto capire e fare ( tutto quello che era giusto per lei ), e basta!
Con il papà, fortunatamente, c’era complicità e nel rapporto con lui la vita recuperava tutte le sfaccettature e sfumature. Ho sempre sperato di assomigliare a mio padre e… in fondo lo credo.
Precedentemente non avrei confidato questi pensieri in una pagina pubblica, ma oggi ho superato il riserbo perché sento che scrivere mi fa bene.

lunedì 1 febbraio 2016

Nuovo giorno



immagine da web




Suona la sveglia. Accendo la luce e la stanza riprende le sue solite sembianze. Sono ancora qui e ancora io. Mantengo la memoria di me stessa.

Alzo lo spesso strato di coperte e allungo le gambe fuori dal letto. Le gambe faticano a muoversi. Le guardo. Sono grosse, adipose. Pesanti! Saranno le mie gambe? Sì! Lo sono, sono ancora presente a me stessa e so di per certo che sono le mie, non quelle della memoria. Sono quelle di oggi, sono le gambe presenti, le sole a cui posso affidarmi per alzarmi e andare.

Quanti passi e salti di bambina e corse custodisce la memoria!

Grazie giorno. Mi incammino e ancora vado… è un buon giorno!