lunedì 26 gennaio 2015

27 Gennaio 2015 - Giornata della Memoria




Nel libro 'K.Z.' i disegni degli internati nei lager nazifascisti

immagine tratta dal libro


K.Z. DISEGNI DEGLI INTERNATI 
NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO NAZIFASCISTI 

di Arturo Benvenuti 

prefazione di Primo Levi

un articolo di  Lara Crino su l'Espresso  (Qui

Per non dimenticare

17 commenti:

  1. Bisogna essere uniti in questa giornata per non mai dimenticare!!!
    Buona giornata cara Nou.
    Tomaso

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    1. Dobbiamo vigilare e così respingere nuove ideologie nazifasciste

      Buona giornata Tomaso

      Nou

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  2. Cara Nou, ha ragione Silvia che mi ha preceduto, non solo in questa (quella ormai) giornata, come dici tu a Tomaso dobbiamo vigilare per respingere le nuove ideologie nazifasciste, non solo ricordare quelle vecchie e aggiungo che bisogna vigilare sui "banali" soprusi quotidiani perché il male non è solo nell'orrore del passato ma anche nel quotidiano presente. Ecco perché ho il timore che le celebrazioni della memoria "servano" proprio a dimenticare perché "confinano" il male in un luogo/tempo remoto. Volevo far riflettere su questo con il mio breve e ignorato post "memoria terapeutica". Ti abbraccio.

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  3. @Slvia Pareschi
    @Antonio C.
    Sono stata molto incerta sul postare o meno questo articolo che a primo acchito può sembrare una reclame. Ma vengo dall'acquistarne il volume, una ristampa dei tanti disegni raccolti personalmente, presso i sopravvissuti ai lager, da Arturo Benvenuti poeta, pittore e intellettuale opitergino (leggi qui :http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/27/k-z-parole-nilde-iotti-ricordare-passato-per-non-essere-condannati-ripeterlo/1371843/ui.
    Nel leggere la breve prefazione dell’Autore, di Primo Levi e postfazione di Giampietro Fattorello, ma soprattutto nello scorrere le immagini, nulla lascia pensare che questo sia un libro commemorativo o celebrativo di una giornata allo scopo istituita. Il suo messaggio va oltre le parole, sono gli Internati stessi che fissarono quelle immagini perché l’orrore provato e attraversato quotidianamente andava oltre la parola. A costo della loro vita trasferivano immagini sulla carta perché si potesse sapere, vedere a che punto di degradazione era costretta la vita umana.
    E anch’io certamente ho poche parole, ma un’indignazione profonda e ancor più uno sconforto che non si può descrivere verso la crudeltà umana e anche paura degli impulsi oscuri dell’essere umano che può manifestarsi vittima o carnefice a seconda della situazione coercitiva subita. A questi impulsi pochi trovano la forza di sottrarsi, solo le anime superiori il cui intelletto rimane incorrotto dall’annichilimento.
    Antonio, ho visto il tuo post, non l'ho ignorato. Non ho commentato, è vero,ma solo perché mi è molto difficile argomentare su "ciò che è stato" perché le parole sono sempre o mi sembrano sempre inadeguate quasi offensive non potendo capire fino in fondo, per non essere stata dentro quella tragedia umana.
    Data la delicatezza dell'argomento spero di essermi espressa senza offesa per nessuno. Il bisogno di ricordare ha prevalso sul pudore di tacere.
    Il libro che ho citato è forse il migliore, in assoluto, a raccontare i campi di concentramento.
    Un abbraccio
    Nou

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    1. Cara Nou, non sento offesa nelle tue parole, anzi, un profondo senso di dolore che è il dolore che sento io ogni volta che penso a quanto male è stato fatto e quanto possiamo farne. Per l'orrore del passato non c'è espiazione che possa cancellarlo, dobbiamo reggerne il peso e la vergogna, ogni giorno. Ci sono tragedie che diventano simbolo del male e l'olocausto è il simbolo più forte della nostra epoca. E' importante che i simboli non diventino simulacri dove rinchiudere tutto il male, rinchiuderlo per dire che è una cosa lontana. Questo mi sembra importante, il male bisogna imparare a riconoscerlo nelle piccole e banali azioni quotidiane, solo così possiamo evitarlo. La lezione di Hannah Arendt ancora non l'abbiamo imparata. Proprio ieri a rai3 hanno dato il film a lei dedicato. Lei ha scritto un libro importantissimo chiamato "la banalità del male". La Arendt riporta le testimonianze, i fatti, le ricostruzioni del processo a Heichmann che si "occupava" delle deportazioni degli ebrei ma riconobbe che quell'eccidio non aveva radice nella natura maligna, in un dio perfido ma nella più insignificante inconsapevolezza delle proprie azioni. Heichmann non era un mostro ma un banale burocrate, con questo non lo assolveva ma constatava che non è necessario essere un mostro per fare il male. Arendt mise tutti in guardia sull'orrore che può annidarsi in ogni persona "normale" ma il mondo intero le si rivoltò perché il mostro che sta fuori è più facile da riconoscere del mostro che sta dentro.
      Non dicevo che tu avessi ignorato il mio post ma ad oggi quel post è stato visto 20 volte, mentre quelli prima e dopo sono stati visti un centinaio di volte! Tornerò su quel post se ne avrò tempo, per spiegare meglio cosa intendo, anche se molte cose le ho dette qui da te.
      Un abbraccio, ant

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    2. Ciao Antonio,
      quando si argomenta o si tenta di argomentare sui campi di sterminio e ci si interroga sul come sia stato possibile l’eliminazione di milioni di persone nelle camere a gas, non si può che condividere il pensiero di Hannah Arendt sulla banalità del male che ha origine da una incapacità di pensare ai risvolti delle proprie azioni da parte dei gerarchi nazisti che svolgevano funzioni organizzative nei sistemi amministrativi del reich, sistemi che inducevano a cieca obbedienza e esecuzione immediata degli ordini ricevuti dal f̈̈̈urher.
      Ho visto il film su Arendt e ho seguito anche “Il volto e la voce”, intervista televisiva a Primo Levi
      Credo che il volto e la voce mi rimarranno impressi per sempre per come si siano rivelati espressione di un uomo giusto.
      Il cibo e le condizione di vita degli internati erano “misurati” per la sopravvivenza massima di tre mesi anche per i soggetti più robusti.
      Come mio padre, prigioniero di guerra, Primo Levi ha detto che il pane e le razioni di cibo non gli sembravano cattive, tale era la fame. Mio padre, assieme ai compagni di baracca, raccoglieva le bucce di patate dai rifiuti per poi cucinarle sulla stufa con cui, in qualche modo, era loro permesso di scaldarsi.
      Si sono salvati perché potevano lavorare e perché riuscivano a comprendere gli ordini. Così ho sentito da Primo Levi e anche dalle parole di mio padre.
      Di H. Arendt sto leggendo sulla sua vita e il pensiero su un testo della collana “Grandangolo”
      Penso che dovremmo approfondire la conoscenza di questa filosofa per la sua onestà intellettuale.
      Ne “La vita della mente” sottolinea: “La triste verità è che la maggior parte del male è compiuta da persone che non si sono mai posto il problema se essere buone o cattive.” (Arendt-Grandangolo pag.21)
      E cito anche una seconda asserzione: “Il mondo non è umano perché fatto da esseri umani, e non diventa umano solo perché la voce umana risuona in esso, ma solo quando è diventato oggetto di discorso.” (Arendt-Grandangolo pag.122).
      Un abbraccio
      Nou

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  4. ...e invece c'è troppa gente che ha dimenticato e che continua a dimenticare.
    Un caro saluto,
    aldo.

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  5. Cercheremo di "rompere" loro le meningi...
    Un abbraccio Aldo!

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  6. La memoria è importante, purché non si tratti di vuoto cerimoniale che fa riferimento ad un "lontano" passato di cui non vi è più traccia. Credo che presentare i disegni che tracciarono quelli che fecero l'esperienza dei campi di concentramento possa rompere la cortina di falsità e di cinismo con cui affrontiamo queste commemorazioni e smuovere qualche traccia di emotività dentro di noi, un brandello di umanità. Quei disegni furono non soltanto raffigurazioni del male, ma tutto ciò che rimaneva a quei poveretti per uscire momentaneamente dalla loro condizione, per poter affrontare ciò che stava accadendo loro senza perdere la ragione e la loro umanità ... ridotti a delle larve, con divise tutte uguali, impiegati in compiti assurdi, trattati come feccia umana, la cui esistenza stessa era legata al caso o al capriccio, hanno lasciato traccia di una sensibilità superiore a quella dei loro aguzzini.
    Ciao Nou.

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    1. Lo ha compreso Arturo Benvenuti, l'autore della Raccolta, che ha fatto personalmente attraverso l'Europa. Lo ha compreso con la sua sensibilità di poeta e pittore oltre che di uomo, quando ragazzo aveva visto alla stazione di Treviso dei vagoni piombati pieni di deportati.
      Mi sento onorata e grata della conoscenza di persone che con la loro testimonianza combattono l'insorgere di nuove sopraffazioni e anche di poter dibattere attraverso il/i blog ciò che può esserci all'origine della violenza dell'uomo sull'uomo.
      Grazie Garbo della tua presenza.
      Un abbraccio
      Nou

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  7. Spesso da queste commemorazioni rimane fuori (o almeno questo è il mio pensiero) quel complesso, crudele ma nondimeno lucido intreccio di interessi economici, politici, pulsioni sadiche e mentalità razzista che furono tipiche della Germania di allora.
    Secondo me, l'evidenziare "solo" la ferocia dei nazisti e non anche quell'intreccio di cui sopra, rischia paradossalmente di creare (soprattutto nei giovanissimi) più scetticismo che sdegno e reale comprensione di quella tragedia.
    Dico questo perché non di rado i giovanissimi chiedono il motivo della barbarie nazista e vedendo che si parla "solo" di quella ma al di fuori di una dimostrazione storica, sociale, politica ecc, perfino di fronte ai lager non capiscono.
    E finiscono (ripeto, paradossalmente) per rimane re scettici.
    Non so, forse il mio commento è risultato un po' contorto.
    Un abbraccio Riccardo

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  8. Voglio dire che si dovrebbe sottolineare anche il fatto che Hitler godette dell'appoggio anche della grande industria (per esempio quello dei Krupp), della finanza, dei vertici dell'esercito, che non trovò grandi opposizioni da parte del mondo dell'università, della scuola ecc. ecc.

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  9. È stato sicuramente come tu sottolinei. Gli elementi di crisi della società dovuti forse a una politica non accorta dei governi della Repubblica di Weimar; alla crisi economica e un insieme di cause interne ed esterne alla Germania hanno contribuito ad appoggiare Hitler. Nessuno o forse pochi si erano accorti del suo folle progetto di purificare la razza ariana prima del potere assoluto. Mi fai riflettere sul come parlare ai giovani dello sterminio nazista: sarebbe grave non riuscire ad arrivare a loro come sarebbe necessario.
    Ciao Riccardo, un abbraccio. Sono in viaggio,in treno, verso casa della mia centenaria mamma.

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    1. Appoggiare Hitler da parte soprattutto del popolo tedesco.

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  10. SALUTONI alla tua centenaria mamma!

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