lunedì 28 marzo 2016

Settimana santa



immagine da web




Un confessore per me!, chiesi nel sogno.  Mi trovavo in un paesino bigotto e conformista della montagna veneta. Ero giovane, avrò avuto meno di trent’anni quando, credendo di entrare in chiesa, mi sono ritrovata in una sala parrocchiale un po’ brumosa di fiati caldi e sospiri. Una fila di donne imbacuccate sedevano una a fianco all’altra su una lunga panchina, evaporando sudore per l’ambiente troppo caldo. Alcuni uomini, al lato opposto della stanza, sedevano larghi, vestiti di abiti eleganti, aspetto fresco e rilassato. Fra loro vi era una collega di lavoro che si può definire una bella donna in quanto aveva un fisico da indossatrice e un bel viso ovale di incarnato roseo e levigato. Era avvolta nella sua pelliccia di visone che ha sempre indossato con grande disinvoltura. Non mi spiegavo il motivo della sua presenza in quel luogo.

Dalla parte delle donne, sopra alle loro teste, erano collocati dei cartelli con il numero del confessionale e il nome del sacerdote.

Io, come al solito, non conoscevo nessuno. Nella mia vita sono sempre rimasta estranea ai vari luoghi abitati o frequentati. Ero piuttosto inserita nel mio paese di nascita in cui ho vissuto fino all’adolescenza e lì conoscevo veramente tutti. In seguito ho conosciuto solo i colleghi di lavoro, e ora, da pensionata conosco solo i miei tre vicini di casa: è una mia caratteristica che si è riprodotta anche nel sogno tranne che per la bella collega che più di una assoluzione pasquale sembrava aver bisogno di un buon medico o di un miracolo dato che il suo naso si presentava gonfio e tumefatto.

-          Come mai qui?

-          Che vuoi … aspetto, mi rispose allargando le braccia sconsolata per l’attesa.

-          Beh!, aspetto anch’io – dissi – una confessione non mi farà certo male! Però ho bisogno di un confessore che sia molto umano. Già non è che io mi fidi tanto degli indottrinati.

Un uomo si volse verso di me e abbozzò  un sorriso. Colsi così lo spunto per chiedere ad alta voce così che la mia domanda fosse trasparente:

-          Voi chi mi consigliate fra questi confessori? (Costui sembrava conoscere tutti i presenti, tant’è che credetti fosse il segretario comunale).

L’uomo, un bell’uomo giovane e distinto cominciò a rimescolare i cartelli con il nome dei preti. Si accorse che quello con la caratteristica di “molto umano” non era presente. Lo mandò a chiamare tramite il suo subalterno, il segretario del segretario. Subito il sacerdote dall’animo molto umano arrivò. Si sedette nel confessionale che mi sembrò il teatrino delle marionette e, prima di sparire dietro la tendina viola, confabulò con l’uomo che mi raccomandò. Mi sembrò dicesse all’uomo distinto di stare pure tranquillo, che ora ci avrebbe pensato lui al sollievo dell’anima mia.

Anche il prete era un bell’uomo a suo modo. Giovane, capelli folti e neri che ricadevano leggermente sulla fronte, gli occhi grandi e neri con le palpebre spesse e pure ricadenti sull’iride, labbra carnose, carnagione olivastra: partenopeo! – pensai - .

Il segretario e il segretario del segretario si apprestavano ora ad andarsene … mah!, non si dovevano confessare il venerdì della passione!?

-          Hei!, scusate, li apostrofai.

-          Mi avete trovato un pulcinella!? Uè, uè! Va buò, va buò!

Intanto la sala si rischiarì di una improvvisa vetrata attraversata da un raggio di sole che rifletteva le sagome dei funzionari comunali in controluce come due fantasmi neri.

-          Badate che Gesù Cristo è cosa seria! Averlo crocifisso una volta basta! Rispetto per favore!

Con la parola rispetto sulle labbra mi sono svegliata.

Da sveglia penso che tutto ciò di cui abbiamo bisogno oggi e per il futuro è di restare umani.



Disgraziatamente dal mio sogno ad oggi ci sono stati altri due massacri …

16 commenti:

  1. Cerchiamo di confessare anche a noi stessi i nostri peccati, e promettere di evitare di ripeterli!!!
    Ciao e buona serata cara Nou.
    Tomaso

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  2. Più riflettiamo su noi stessi, più impariamo a conoscerci e meno errori faremo.
    Buona e serena notte caro Tomaso!
    Un abbraccio
    Nou

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  3. Già, rispetto, forse basterebbe quello, prima ancora dell'amore, per evitare questi e altri massacri. Ciao bella Nou

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  4. "Rispetto, prima ancora dell'amore", è così Cri che non valicheremmo i confini necessari dello spazio fisico e mentale di ogni persona e di ogni società.
    Un abbraccio :-)
    Nou

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  5. I massacri sono ormai quasi quotidiani. Mamma mia che brutto che sta diventando il mondo. Forse è meglio rifugiarsi nei sogni...

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  6. Questo tuo racconto di un sogno meriterebbe di trovarsi inserito come brano su un libro di più ampio respiro, l'ho trovato molto gradevole, a tratti anche divertente e mi lascia molte riflessioni. Ad esempio, alla fine della lettura, la parola rispetto (che è sempre stata molto importante per me) assume un significato più profondo. Rispetto per ogni forma di vita, per l'essere umano, per la libertà altrui, per ogni forma di espressività, rispetto per la fede altrui, la credenze, il bisogno, la povertà,le speranze di una vita migliore, rispetto per chi cerca comprensione e umanità. Rispetto è anche non entrare, rimanere "religiosamente" (oserei dire, vista l'ambientazione) sulla soglia dei significati simbolici intimi e personali che esprimi e che ogni sogno esprime senza che magari ci rendiamo conto. Ogni sogno è un regalo simbolico a chi viene narrato :-)
    Un sorriso, ciao.

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    1. Garbo, i miei sogni sono le trame dei miei migliori raccontini. Questo l’ho scritto alle quattro e trenta del mattino, avevo riposato abbastanza perché mi ero coricata prestissimo la sera precedente. Non ho voluto rischiare che svanisse.
      La parola rispetto, associata alla figura di Gesù Cristo, per me ha la profondità di significato che tu hai espresso nel commento. Questa parola viene utilizzata anche con riferimento alle regole della convivenza sociale che naturalmente vanno o andrebbero rispettate con beneficio di tutti, ma è un rispetto che cambia di significato a seconda delle opportunità e i bisogni.
      Noi siamo colpiti dal suo significato più profondo, quello che coinvolge le persone e il loro percorso di individui che vogliono poter essere liberi di migliorarsi e migliorare il mondo in quei bisogni che rimangono inalterati perché basilari alla vita umana e sono quelli cui accenni tu. Non potrei essere maggiormente d’accordo.
      Chi vive rispettando e ricevendo rispetto, vive in uno stato di armonia in cui trova la felicità e la bellezza di cui il mondo è intriso
      Davanti alla mia casa c’è uno spiazzo ghiaiato che cerchiamo di tenere diserbato levando periodicamente erbe infestanti che vi crescono. Dei tarassachi malconci dal nostro transitare con l’auto e a piedi, sono comunque fioriti con corolle piene, colore dell’oro…eppure li abbiamo calpestati e nostro malgrado non rispettati…ma la bellezza spunta e si manifesta vittoriosa.
      Quando mi soffermo su queste riflessioni, riprendo fiducia nella vita.
      Un abbraccio
      Nou

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  7. Un confessore, e pensare che la confessione è nata perchè i preti volevano sapere per filo e per segno le faccende dei "fedeli", nessun Cristo ha messo la confessione come pratica religiosa.
    E te vai a cercare un confessore umano per avvallare una pratica che di umano ha ben poco, è vero che era un sogno ma ben bislacco.
    Invece la parte bella mi pare la constatazione che le nostre conoscenze più profonde sono quelle acquisite nella infanzia e nella giovinezza, quelle che vengono dopo sono conoscenze superficiali perche tanto ci basta per starci assieme quel poco che ci stiamo (nome cognome e indirizzo che se non c'è è uguale).
    Come dire "mogli e buoi paesi tuoi,

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  8. Il sogno non finisce con la confessione. Sembro disponibile a farla ma alle mie condizioni e non è detto che quel prete che confabula con due uomini che poi sembrano svignarsela, mi abbia convinta. Difatti mi sveglio e niente confessione nel sogno come nella realtà. Sull'argomento pratica religiosa prima o poi scriverò un post spiegando il mio percorso a ritroso.
    Per le conoscenze... ho lavorato a contatto di molti colleghi; eravamo circa 150 a turnare e ci conoscevamo tutti. Con alcuni ci si raccontava molto della nostra quotidianità con amicizia sembrava. Pensavo fosse un'amicizia salda e che sarebbe durata per sempre.come sono andata in pensione sono spariti. Io ho fatto qualche telefonata all'inizio,ma non venivo mai richiamata, come l'amicizia e anche la cortesia richiefono. Così è cessato ogni rapporto.
    E sì, le cose cambiano...
    Ciao :-)
    Nou

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    1. Nucci, non ti ho menzionato nel commento sopra, ma è senz'altro la.mia risposta per te.
      Un abbraccio

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  9. Purtroppo l'umanità ha imboccato una brutta strada e speriamo in un futuro migliore.
    Saluti a presto.

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    1. A presto Cavaliere..
      Tutte queste guerre e uccisioni gratuite sono una tragedia per chi le subisce e comunque un vivere male anche per chi ne è lontano.

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  10. Il pezzo si presta a molte interpretazioni... davvero molte, sai?
    Io ci ho trovato anche qualcosa di "goldoniano"!
    Mi spiego.
    Forse, il tuo post ci aiuta anche a riflettere su quanta e quale sia la reale incidenza del cattolicesimo sulla nostra vita... cattolicesimo che sia chiaro, non deve essere necessariamente inteso come ipocrisia o come violenza.
    Ma che è stato anche questo: penso per esempio a "Il commissario Pepe" (sia il film con Tognazzi che il libro di Ugo Facco De Lagarda).
    Entrambi erano ambientati a Vicenza, ma come ambientazione avrebbero potuto avere qualsiasi altra città d'Italia!
    Di "goldoniano", nel tuo pezzo, c'è questo oscillare tra la grande serietà ed una non meno grande comicità.
    Poi che tra CHIUNQUE di noi ed il Maestro ci sia un abisso, è chiaro; ma è importante saper e voler raccogliere la sua sfida.
    Purtroppo, tu hai sperimentato la lontananza dei colleghi che per persone della mia generazione, è diventato un fatto addirittura "normale": quello o quella che si fa sentire non durante la pensione ma addirittura durante il lavoro, è quasi considerato strano!
    Un abbraccio e buona domenica
    Riccardo

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  11. Ciao Riccardo, ti “confesso” (siamo in tema :-D ) che mi viene naturale rilevare comicità nel conformismo.
    Per esempio, le donne in fila sofferenti, di primo acchito mi suscitano compassione, ma se mi balena il pensiero che potrebbero reagire e rompere la fila, aprire una finestra o chiedere che venga spento il riscaldamento, cioè fare una semplicissima azione per eliminare il disagio e non lo fanno, finisco per trovarle comiche.
    Il conformismo bigotto e la venetudine sono ben espressi nell’articolo a questo link: http://www.unipd.it/ilbo/farnetico-dolore-vergogna-certa-idea-veneto. , più di quanto possa fare io. In letteratura, ma soprattutto nel cinema i veneti vengono descritti come bigotti di giorno e libidinosi nel privato, quasi senza morale e pronti a qualsiasi perversione. Sicuramente ci sarà stato un campionario di questi comportamenti nell’alta borghesia.
    Per i veneti che ho conosciuto io era molto importante non cadere in contrasto con il padrone terriero, e questi con il potere ecclesiastico molto diffuso. Ciò che riscontro oggi è un forte sentimento di buon vicinato e tutti si cerca di non creare contrasti, almeno nelle campagne. Poi, però, in diversi casi i contrasti nascono e si evolvono in lunghe cause civili: non c’è più la povertà che costringeva a subire.
    Io sono una veneta di confine, in quanto la provincia di Ferrare era ed è molto vicina al luogo dove sono nata. I miei compaesani e io stessa, abbiamo risentito l’influenza di carattere emiliano: più irriverente e schietto. Mia nonna materna aveva ascendenze ferraresi e penso che qualcosa mi abbia trasmesso. Ho dovuto modificare di molto la mia irruenza e impulsività.
    Il cattolicesimo era endemico, connaturato. Era il nostro modo di essere. La prima comunione e la cresima le ho ricevute a sette anni perché don Ermenegildo mi ha considerata matura per la mia età e in grado di capire il catechismo (Don Ermenegildo era il prete che si è preso, incidentalmente, il crocifisso ligneo in testa)… nel dirti questo provo quella vena di comicità e irriverenza espressa nel post: questo sacerdote era veramente un bravo religioso, ma non riesco a non trovare esilarante il fatto che il crocifisso si sia staccato dalla sommità del tabernacolo proprio durante una messa solenne e dopo che aveva inveito contro quelle fidanzate (parecchie) che facevano l’amore e restavano incinte prima del matrimonio.
    - Arrivano all’altare spremute come limoni- avevaa detto.
    - Che gliene importa a lui! – si era sentito bisbigliare dai fidanzati.
    Io c’ero quando s’alzò alto lo scroscio di risate degli astanti. Ancora lo sento! Mi è rimasto affetto per quell’omone sanguigno e sprovveduto allo stesso tempo! Era un veneto di Chioggia.
    A presto e un abbraccio
    Nou

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    1. P.S. ci sono interpretazioni che varrebbe la pena di scandagliare, ma sarà per un prossimo post ;-)
      Ancora un saluto Riccardo. Ciao

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