Silenzio pomeridiano, chi riposa, chi guarda la tivù. Mi ritiro in giardino: il
tempo è bello! Sistemo una sedia reclinabile e allungo le gambe su una
poltroncina da esterno. Ho scelto uno spiazzo fra il ciliegio e la casa, lui ha
la chioma tenera e folta di un verde brillante, lei con i grigi contorni di
vecchia casa e le tre grondaie scure nel bordo degli spioventi. Sopra regna
l'azzurro del cielo e lo svolazzare di due nuvolette bianche. Fanno una danza,
un valzer lento e volteggiando escono di scena dietro il ciliegio. Nello stagno
le rane gracidano e sembrano raccontare il loro vivere. In strada è sopraggiunta
una voce di donna molto sonora e le rane ora tacciono, sembrano ascoltare. Forse
stanno valutando la situazione e se questa voce sia un pericolo per loro. Sono
pronte ad inabissarsi fra la vegetazione acquatica se la donna si avvicina. Ma
la donna passa oltre e la voce giunge sempre più flebile. Chiudo gli occhi per
trattenere tutto quel cielo azzurro sopra di me. Sotto le palpebre l'azzurro
diventa vermiglio, poi arancione, colore del fuoco e dell'amore. Vivo una
profonda sensazione di pace dell'animo quasi da non credere. Mi chiedo se ci
sono ancora e per prova mi sfioro il contorno degli occhi, delle labbra. Ci sono
ancora. Anche le rane. Il rombo di un aereo copre la quiete. La siesta è finita.
Le rane tacciono. Nou