La torre di Piero
autore Michele Zanetti
autore Michele Zanetti
Piero è un pensionato, un
emigrante, un uomo che è giunto in prossimità del capolinea, del viaggio della
vita. Tutti, prima o poi, dobbiamo raggiungerla, la stazione del capolinea, e
in questo (solo in questo) gli uomini sono veramente tutti uguali. Nessuno fa
eccezione, anche se molti si distinguono per il fatto di credere che il viaggio
prosegua in un aldilà, tanto immaginario quanto illusorio.
Piero però è un pensionato
diverso, nel senso che in luogo dei mille euro al mese, a lui la vita ne ha concessi
un milione, di euro al mese. La cosa, sia chiaro, non cambia il suo destino
finale, che rimane ancora e nonostante tutto esasperatamente uguale a quello di
tutti gli altri, compresi quelli che la pensione neppure ce l’hanno.
Lui, Piero, l’emigrante veneto
conosciuto con il nome di Piero Cardin (Cardin, con la “i”, non con la “e”
della pronuncia francese), non si rassegna però a lasciare il mondo dei vivi
così, senza gloria (la sua è tutta alle spalle e tradotta in euro), senza un
segno, senza un’illusione di immortalità. Lui vuole continuare ad esserci anche
dopo; anche quando le sue ceneri saranno andate ad alimentare le radici degli
alberi o una discarica cimiteriale. Ecco allora che la dolcissima e struggente
“Ballata di Piero”, che Fabrizio De Andrè ci ha regalato per conquistare (lui
sì) l’immortalità, è stata trasformata, dal nostro, nella “Torre di Piero”: un
mostro architettonico che dovrebbe figurare negli incubi notturni e diurni del
nostro futuro e di quello di molti uomini che verranno dopo di noi.
Sì, caro lettore, hai capito
bene: stiamo parlando della Torre di Pierre Cardin, di quella di cui parlano
tutti e che il vecchio miliardario vorrebbe “regalarci” per rovinarci i
prossimi mille anni.
Se ricordi, avevamo parlato
mesi addietro di un mostruoso assedio finale alla laguna nord, fatto di
grattacieli, di Mose e di una improbabile “Gardaland” sandonatese. Ebbene, ora,
a questi simboli di modernità imbecille, si aggiunge la Torre: un ecomostro
alto quanto una collina (255 metri) collocato sull’orizzonte ovest di Venezia e
da questa visibile, se realizzata, ogni giorno e ogni notte, tutti i giorni e
le notti, per la futura ed effimera eternità del genere umano.
Ovviamente (c’è forse da
meravigliarsi?) il coro di assenso a quest’opera mostruosa e inutile è stato
unanime e bipartisan. Il nostro povero “universo politico” è stato
letteralmente sedotto da … da … dai soldi. I soldi, capisci? Dai, su, non
fingere di non capire, adesso, sforzati, caro Lettore. La ragione dell’alto
gradimento sono i soldi; si, i soldi di Piero: una valanga di quattrini e poi
cantieri decennali da far impallidire quelli della TAV. Cantieri per imprese e
muratori, per bonificatori e movimentatori di terra, per venditori di maniglie,
di vetri, di impianti d’allarme, di piastrelle, di tondini di ferro, ecc. ecc.
ecc. ecc.
Con i soldi di Piero si
bonificherà Marghera: un tumore generatore di tumori che finalmente vedrà la
redenzione e che bonificheremo non già con i soldi degli evasori fiscali, non
con i soldi dei miliardari che hanno portato i capitali alle isole Caiman, ma
con quelli di Piero. Che in cambio, ovviamente e giustamente, ci chiede
l’immortalità e … la Torre.
Che dire! Nulla: null’altro si
può dire se non “che tristezza!”. Ma dove siamo finiti se siamo ridotti ad
augurarci l’immortalità dei miliardari per evitare che, nell’imminenza della
morte, possano sedurre i nostri politici e lasciarci in eredità qualche mostro?
Ecco, io avrei finito il mio
sfogo e ora mi sento un po’ meglio. Non mi resta che scusarmi con te, Lettore,
per averti tediato ancora una volta. Certo, posso anche non averti convinto, ma
se ancora tu nutrissi qualche dubbio sull’opportunità di realizzare quest’opera
ridondante e insulsa, pensa solo a una cosa e ti convincerai: l’onorevole
Vittorio Sgarbi è d’accordo.
***
P.S.: Per qualche motivo la mia impaginazione ha dato adito ad alcuni amici blogger ad equivocare la paterrnità del testo che ripeto è scritto da Michele Zanetti e si trova sul suo sito dove peraltro si può leggere la seguente presentazione:
"Per formazione scolare sono un perito industriale specializzato in
meccanica; per vocazione genetica, invece, sono un
naturalista-divulgatore e i geni, com’è ampiamente sperimentato, non
perdonano. Ho sessantuno anni e per circa quarant’anni ho scritto saggi,
guide, opuscoli, articoli, ho tenuto lezioni, conferenze, corsi di
formazione e quant’altro ritenessi utile al conseguimento della mia
aspirazione suprema: la “conversione del mondo” alla cultura
naturalistica, ma anche alla difesa della biodiversità e del bello che
il sistema naturale, la sola vera divinità di questo pianeta, esprime.
Non mi vergogno affatto di discendere da uno scimmione e sono profondamente convinto che l’uomo non è un semidio, ma semplicemente un mirabile e inquietante “incidente” dell’evoluzione naturale."
Non mi vergogno affatto di discendere da uno scimmione e sono profondamente convinto che l’uomo non è un semidio, ma semplicemente un mirabile e inquietante “incidente” dell’evoluzione naturale."